Ora che si è dimesso il presidente del Consorzio, gli industriali colgano la nuova offerta dei pastori per garantire un prezzo del latte iniziale adeguato ai costi di produzione con una clausola che assicuri di raggiungere l’obiettivo di un euro in tempi certi.

Prezzo del latte ovino subito a 80 centesimi e poi 1 euro a regime, azzeramento dei Consorzi di tutela, distribuzione più equa dei profitti all’interno della filiera: sono alcune delle proposte rilanciate dai pastori sardi riuniti a Tramatza (Oristano) e contenute in un documento suddiviso in 12 punti e approvato all’unanimità per alzata di mano. Una controproposta che dovrebbe andare ad integrare l’accordo siglato sabato scorso a Cagliari col ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio, che ha raggiunto una prima intesa su 72 centesimi al litro e ha stabilito una tregua di tre giorni alle proteste. Tregua che però è durata soltanto una notte.

Da parte sua il ministro, dopo aver tenuto una riunione con il commissario europeo all’agricoltura Phil Hogan, annuncia soddisfatto: “Abbiamo avuto l’ok dell’Europa al nostro piano e questo renderà più disteso l’incontro di giovedì tra le parti, sia per la gestione dell’emergenza che per riorganizzare la filiera”. Sul piano di ritiri del pecorino, Centinaio ha ottenuto rassicurazione che “non si tratta di aiuto di Stato”. Hogan ha poi confermato l’invio di funzionari Ue in Sardegna per coinvolgere il Consorzio nei programmi Ue.

In gioco – spiega la Coldiretti- ci sono 12mila allevamenti della Sardegna dove pascolano 2,6 milioni di pecore, il 40% di quelle allevate in Italia, che producono quasi 3 milioni di quintali di latte destinato per il 60% alla produzione di pecorino romano (Dop). In gioco c’è il futuro di migliaia di famiglie, di un settore economico strategico per il Made in italy e per l’intera Sardegna dove il 70% del territorio è destinato al pascolo dal quale gli animali traggono alimento.