
Raggiunto un accordo tra Lega e M5s sul tema delle trivelle inserito nel Dl Semplificazioni in esame a palazzo Madama. La conferma arriva dal presidente della commissione Lavori pubblici Mauro Coltorti a margine della riunione della commissione di questa mattina. Coltorti ha detto che dopo la riunione dei capigruppo, prevista per le 9, i lavori proseguiranno nelle commissioni riunite Affari Costituzionali e Lavori pubblici e che l’obiettivo è arrivare in Aula oggi per approvare domani.
Aumentano di 25 volte i canoni per le concessioni delle trivelle ma l’incremento è comunque ridotto rispetto alla proposta iniziale M5S di un incremento di 35 volte. Sarebbe questo il punti su cui è stata raggiunta un’intesa nella maggioranza sulle trivelle. Lo affermano fonti parlamentari di Lega e M5S. L’accordo prevede anche che vengano sospese per 18 mesi, nelle more dell’adozione di un piano nazionale, le ricerche di idrocarburi.
La Lega conferma l’accordo sulle trivelle, annunciato a margine dei lavori del Senato. Ma sottolineano che cresce l’irritazione per il “partito del no”. Sul dossier trivelle, spiegano, sono stati “salvati i posti di lavoro, è stata garantiti continuità di estrazione e rinnovo delle concessioni in proroga ma a la politica del no a tutto non fa bene al paese”, dichiarano dal partito di Salvini.
UN VERO STOP ALLE TRIVELLAZIONI PETROLIFERE
Di Maio: “Ci siamo impegnati a portare l’Italia nell’economia del futuro, fuori da carbone e fonti fossili inquinanti…..Lo stop alle trivellazioni petrolifere permette all’Italia di non svendere più i nostri territori e i nostri mari alle multinazionali e di creare più lavoro con le rinnovabili. Io ci credo!”. (ANSA) – ROMA, 11 GENNAIO.
Le riserve di idrocarburi presenti sotto i fondali marini italiani sono praticamente insignificanti per quanto riguarda il petrolio e appena poco più rilevanti per il gas naturale. Stando ai dati forniti dallo stesso Ministero per lo Sviluppo economico, si stima che nei nostri fondali marini ci sono 10,3 milioni di tonnellate di riserve certe di petrolio, che – stando ai consumi attuali – coprirebbero il fabbisogno nazionale solo per circa 7 settimane, mentre quelle di gas a mare coprirebbero un fabbisogno di circa 6 mesi. Aprire il mare alle estrazioni, insomma, non aumenta la nostra indipendenza energetica, e di certo non abbassa le nostre bollette! Il petrolio infatti, una volta estratto, diventa di proprietà delle compagnie, che in cambio pagano royalties che sono tra le più basse al mondo (quando le pagano, perché se producono sotto la cosiddetta franchigia, come spesso succede, non pagano nulla).
E’ chiaro che in tutto questo a guadagnarci sono solo le multinazionali che estraggono idrocarburi e non certo gli Italiani, che anzi subiscono l’inquinamento dei territori e vedono minacciate le loro più importanti risorse ambientali.
Se davvero volessimo aumentare la nostra indipendenza energetica dovremmo puntare sulle fonti più presenti nel nostro paese, come ad esempio sole e vento. Si stima infatti che le energie rinnovabili, già al 2030, potrebbero coprire oltre il 40% della domanda di energia primaria (dati E[R] Italia), per arrivare poi al 100% rinnovabili entro il 2050.